Una tappa della Via Francigena per chi arriva a Fidenza in treno o macchina e vuole scoprire il territorio, percorrendo una lenta e graduale salita verso l’Appennino.

Le montagne sono lontane e si cammina in un contesto rurale di dolci colline, dove le vie di crinale sono ventilate anche nelle giornate più calde.
Si cammina veloci lungo strade e campestri agevoli e prive di traffico, campi di erba medica e di frumento, orti, cascine e stalle.
Si lascia la Valle dello Stirone e si approda nell’ampio solco della Val di Taro, di cui si segue il corso negli interessanti ambienti della golena. In questa tappa della Via Francigena l’arte romanica, ben rappresentata dal duomo di Fornovo, è ricca di riferimenti al pellegrinaggio medievale.

LUNGHEZZA: 34 km
DISLIVELLO IN SALITA: 600 m
DISLIVELLO IN DISCESA: 530 m
DIFFICOLTÀ: impegnativa

DA VEDERE:

Pieve di Cabriolo
Dedicata a san Tommaso Beckett, arcivescovo di Canterbury che vi sostò nel 1167, era magione templare dotata di ospitale. Conserva interessanti affreschi del XIV secolo, tra cui una rara raffigurazione della Trinità, sotto forma di tre persone identiche assise a una mensa, tipica dell’iconografia della chiesa bizantina. Presso la canonica è disponibile il timbro per la credenziale.

Siccomonte
Dedicata a Giovanni Battista, la chiesetta sorge su un panoramico crinale. A sinistra dell’edificio si trova un pozzo, fonte d’acqua in un luogo piuttosto arido che, non a caso, si chiama Siccomonte. Si presume che il luogo fosse, in epoca precristiana, dedicato al culto di una divinità delle acque.

Costamezzana
Le frazioni sparse del paese si aggregarono intorno al castello dei Pallavicino, che ancora oggi svetta con un mastio quadrato e una torre rotonda. Risale al XIII secolo, ma è stato ampiamente modificato nel corso dei secoli. Che Costamezzana fosse posto di passaggio lo testimonia l’antica titolazione della chiesa annessa al castello: è ricordata nelle fonti antiche come San Pietro de Costa Mezzana Tabernariorum, che lascia intuire la presenza di osterie e locande.

Medesano
Era con tutta probabilità la località indicata con il nome di Metane, XXXV tappa di Sigerico. Le fonti ricordano l’esistenza nel paese di due ospitali. Il cerro (Quercus cerris) isolato nella campagna tra Medesano e Felegara ha ai suoi piedi una cassetta della posta. Non esitate ad aprirla. Dentro c’è un diario che contiene pensieri e commenti dei molti pellegrini passati di lì.

Fornovo di Taro
I ponti costruiti fin dall’epoca romana sul Taro non duravano molto, e in varie epoche il fiume si doveva guadare a piedi o con un traghetto. Al passaggio esisteva un ospitale gestito dai monaci di Altopascio, che avevano competenze nella costruzione e manutenzione dei ponti. Memorie di pellegrinaggio si trovano nella semplice facciata a capanna del duomo di Santa Maria Assunta, dove sono inseriti rilievi provenienti da un ambone smantellato, della scuola di Benedetto Antelami. In una nicchia è collocata una statua priva di testa di un personaggio in vesti di pellegrino, con gerla e bordone. Un altro rilievo raffigura invece le pene dell’inferno. All’interno della chiesa, in semplice stile romanico, bel ciclo di capitelli decorati e il paliotto raffigurante il martirio di santa Margherita d’Antiochia, con cui è stato realizzato l’altare, anch’esso parte dell’ambone smantellato.

Fotografia Cabriolo, di Michele Maffini