Santiago de Compostela è la madre di tutti i Cammini, così come oggi li conosciamo e li narriamo.
Insieme a Roma e a Gerusalemme era una delle tre grandi mete del pellegrinaggio medievale, ricordate anche da Dante nella Divina Commedia: così come a Roma si va, lungo la Via Francigena, alla tomba dell’apostolo Pietro, a Santiago si va alla tomba di san Giacomo, un altro dei 12 apostoli di Gesù.
Nel 2019 sono stati 350 mila i camminatori che sono arrivati a piedi a Santiago, 50 mila di loro partendo dai Pirenei francesi, da Saint-Jean-Pied-de-Port, o da Roncisvalle: 800 chilometri praticamente sulle tracce degli antichi pellegrini. Qui più che altrove infatti il percorso è quello storico, il Cammino fa tappa nei luoghi degli antichi ospitali diventati città, attraversa i fiumi su ponti millenari, tocca centri che hanno costruito la loro fortuna, e talvolta bellezza, attorno al Cammino.
Il 2021 poi è “anno santo”. Capita tutte le volte che il 25 luglio, festa di san Giacomo, cade di domenica. È festa per la Galizia, di cui Santiago è il capoluogo, ma anche per tutta la Spagna, di cui Santiago è patrono. Ed è richiamo per pellegrini e camminatori che arrivano da tutto il mondo.
Tutto facile? Non proprio, perché trent’anni fa il Cammino di Santiago era quasi morto, dimenticato. Che cosa l’ha riportato agli antichi splendori? E come si gestisce “la madre di tutti i cammini”, la sua eredità spirituale e la sua potenza turistica ed economica?
Ne parliamo con i protagonisti, Jacopo Caucci von Saucken, Professore di Lingua e Letteratura Spagnola presso l’Università degli studi di Firenze e priore della Confraternita di San Jacopo di Perugia, e Umberto Gallo, viaggiatore “compulsivo”, che ha girovagato, a piedi e in bicicletta, per l’Europa e l’America del Sud.
Ah, a proposito: causa pandemia, i canonici di Santiago hanno proposto, e il papa ha approvato, l’estensione dell’anno santo anche al 2022. I pellegrini ringraziano (e anche tutti gli operatori economici lungo il Cammino). Pensateci!